Le batterie ricaricabili esistono da secoli e fanno parte della nostra vita quotidiana e oggi spiegheremo come funzionano.
Oggi li usiamo ancora nei nostri telecomandi, ricevitori radio e giocattoli. Dallo sviluppo dei telefoni cellulari, le batterie sono per noi assolutamente indispensabili da alcuni decenni a questa parte.
Quando è stata scoperta la prima batteria?
Le batterie sono dispositivi che producono energia elettrica da reazioni chimiche.
Lo scienziato italiano Alessandro Volta progettò la prima batteria nel 1799. La realizzò impilando dischi di zinco e rame, tra i quali pose dei pezzi di feltro imbevuti di acqua salata, per condurre la corrente elettrica.
Così il nome di questi dispositivi deriva proprio dal fatto che il primo è stato realizzato con una pila di dischi metallici.
Dopo l’invenzione della pila voltaica, sono emersi altri progetti di batterie, alcuni dei quali sono ancora in uso oggi, con lievi modifiche.
Uno di questi è la batteria al piombo, inventata da Gaston Planté nel 1859. È la stessa batteria utilizzata nelle auto convenzionali a combustione interna.
Un’altra è la cella a secco sviluppata da Georges Leclanché, le batterie alcaline che utilizziamo nei telecomandi, hanno sostanzialmente lo stesso design e le stesse funzioni di quelle progettate da Leclanché nel 1868.
Come funzionano le batterie ricaricabili?
Tutte le batterie funzionano secondo lo stesso principio, devono avere due elettrodi di metallo o un composto metallico e devono contenere un elettrolita.
Nella prima batteria voltaica, gli elettrodi erano i dischi di metallo e l’elettrolita era il sale, che era tra gli elettrodi.
La reazione chimica che avviene all’interno di una batteria avviene tra gli elettrodi: gli elettroni fluiscono dal polo negativo a quello positivo e l’elettrolita aiuta a trasportarli.
Una corrente elettrica è un flusso di cariche, quindi gli elettroni che si muovono in una batteria fanno funzionare i nostri apparecchi.
Nelle batterie non ricaricabili, c’è solo una possibilità. Quando le sostanze negli elettrodi si esauriscono, non c’è più flusso di elettroni o corrente elettrica.
Ma ci siamo abituati ad avere batterie ricaricabili.
La batteria al piombo è uno degli esempi più comuni di batterie ricaricabili, prima delle batterie agli ioni di litio nei dispositivi elettronici.
Indipendentemente dal loro design, ciò che accade nelle batterie ricaricabili è che la reazione chimica può essere invertita.
In una direzione la reazione produce una corrente elettrica, e nella direzione opposta, diamo corrente elettrica per farlo accadere.
Purtroppo, con ogni ciclo di carica e scarica, le batterie non si ripristinano completamente, quindi anche le batterie ricaricabili hanno una durata di conservazione.
Tuttavia, considerando l’inquinamento, sono un’alternativa molto migliore rispetto alle batterie non ricaricabili.